98 Segundos sin Sombra
Presentato nella rassegna annuale Cinema fuori dagli sche(r)mi (officiata dalla rivista Uzak e dal suo fondatore Luigi Abiusi), il secondo lungometraggio del boliviano Juan Pablo Richter costituisce un lucido e insieme ludico racconto di formazione. Tratto da un romanzo di Giovanna Rivero, 98 Segundos sin Sombra pare inserirsi, per una curiosa coincidenza poetica – questo rivela il regista – entro un filone del cinema d’essai contemporaneo dalle forti coloriture antinaturalistiche, nostalgiche, cosmiche. Vicino per ethos ai drammi esoterici di Yann Gonzalez e Bertrand Mandico, Richter tratteggia una vicenda di schietta quotidianità secondo attente variazioni tonali, in un non-racconto che privilegia le pause, i silenzi, la staticità del tableau vivant. Gli anfratti dello spazio domestico si fanno, nella mente di Genoveva, scenario di proiezioni impossibili: incubi in luce scarlatta, derive astrali dal sapore fumettistico, visioni dal sapore oscuramente profetico.
Fabio Cassano
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