Personalizza le preferenze di consenso

Utilizziamo i cookie per aiutarti a navigare in modo efficiente ed eseguire determinate funzioni. Di seguito troverai informazioni dettagliate su tutti i cookie in ciascuna categoria di consenso.

I cookie classificati come "necessari" vengono memorizzati nel tuo browser in quanto sono essenziali per abilitare le funzionalità di base del sito.... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Uncategorized

E adesso, presidente, per favore se ne vada

Per via politica e/o referendaria, si sa, tutti i tentativi di modificare il ruolo del presidente della Repubblica sono falliti, a partire da Craxi fino ad arrivare a Renzi passando per Berlusconi. Strizzare l’occhio al presidenzialismo alla francese o addirittura a quello all’americana è sempre stato controproducente, per non dire pericoloso. Ma il fatto – indubitabile – è che una mutazione lamassima carica dello Stato la sta avendo comunque, e in modo tutto italiano. Nella Costituzione repubblicana l’inquilino del Quirinale riempie il vuoto lasciato dal monarca  anche questa è cosa nota – con la differenza che il mandato del primo è sempre stato a tempo: sette anni e via. In passato alcuni presidenti manifestarono il desiderio di farsi rieleggere per un secondo mandato – a mia memoria posso citare Pertini e Scalfaro – perché avevano trovato particolarmente congeniale quel ruolo al loro modo di essere protagonisti ed erano caduti nella tentazione di sentirlo ormai come se fosse un po’ cosa propria. Chi avrebbe biasimato il Parlamento se almeno a Pertini – almeno a lui, uno dei padri della Repubblica – fosse stata concessa un’eccezione? Tuttavia sempre prevalse quella coscienza brutiano-collatiniana, tipica delle repubbliche nate dalle ceneri di tirannie, che spingeva ad attuare il ricambio puntuale nelle cariche come una legge morale non scritta dello Stato, oltre che come garanzia della sua sicurezza. 

Gianluca Vivacqua

Leggi di più al link https://madmagz.com/magazine/2031606

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *