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Tutti a scuola! Soprattutto in cattedra, con la didattica capovolta!

Il mese di settembre rappresenta da sempre il gennaio di mezzo: è un mese di nuovi inizi, di promesse rinviate e soprattutto dell’inizio dell’anno scolastico. Tutti gli studenti di ogni ordine e grado tornano tra i banchi con un bagaglio di emozioni contrastanti: da  da una parte c’è timore e sfida, dall’altra curiosità e insolenza. Sicuramente ogni ragazzo e ognuno di noi ha affrontato a modo suo il nuovo anno tra comportamenti spesso tesi a nascondere un mondo interiore ricco di piccole fragilità. Compito dell’insegnante è quello di raccogliere ogni sguardo in modo accogliente e proporre lezioni dinamiche, lontane da quel silenzio opprimente della classica lezione frontale

Quella lezione frontale troppo meccanica

Nel silenzio assenso della statica lezione frontale, l’insegnante si presenta come un mezzo di passaggio tra le informazioni e i discenti, che spesso le assimilano con fare meccanico diventando informazioni destinate al dimenticatoio. Davanti la cattedra, l’insegnante ha un ruolo troppo importante e non deve rivestire più quel ruolo monarchico di una volta, ma deve divenire un mediatore di conoscenze ed egli stesso discente. Mi spiego meglio: il docente impara, sperimenta egli stesso ogni giorno strategie sempre più appropriate e stimolanti, cariche di desiderio e curiosità per i suoi discenti. È importante ricordare il valore sociale ed umano dell’insegnamento: è qualcosa che va oltre le acquisizioni delle competenze specifiche, diviene luogo di modellamento capace di far emergere in ogni discente potenzialità, attitudini, interessi con l’educazione che diventa occasione di crescita reale. Giornalmente, ogni discente cresce e così l’insegnante riscopre sé stesso nei suoi alunni.

Valentina Biafore

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