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BABYLON

(Damien Chazelle, 2022)

Basterebbero i primi cinque minuti di Babylon per comprendere la visione registica del talentuoso Damien Chazelle: la brulla natura californiana, Hollywood all’orizzonte come un miraggio; infine una pioggia di escrementi copre ogni cosa, dagli attori alla cinepresa. Non esisterebbe dichiarazione d’intenti più chiara, promessa di un’opera dissacrante che faccia a pezzi il mito dello stardom. Sarebbe così se la questione fosse più semplice, se ci si dimenticasse che dietro l’obiettivo imbrattato di sterco c’è il regista di La La Land.

All’indomani del suo disastroso debutto in sala, Babylon certifica la fisionomia di un genere definito, quello del flop d’autore. Gli elementi del cine-disastro sono precisi: la magniloquenza del soggetto come della messa in scena; l’irriducibile inattualità dell’opera, foriera di scelte estreme; l’inadeguatezza del mercato ad assecondare una visione artistica in balia di sé.

Fabio Cassano

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