Apocalittici integrati – Cine summer 23
A voler dare uno sguardo alla calda estate – filmica e non – di questo 2023, non può che sovvenire la distinzione che Umberto Eco operava nell’eponimo Apocalittici e integrati. La comunità del cinema pare aderire limpidamente all’antagonismo tra catastrofisti in eco-ansia perenne e paladini dell’iperconnessione. Sarebbe così se i confini non fossero ben più torbidi: di un cinema memico che parla la lingua dei social da un lato, mentre dall’altro affonda nella bellezza del cataclisma.
I tempi sono certo congeniali: il termometro registra di nuovo l’estate più calda di sempre, la fine è vicina e non vale neanche pentirsi. Nel contempo l’industria trema di rivolta: quella degli sceneggiatori (a cui si associano anche gli attori), in un testa a testa contro i dirigenti delle major. Difficile scegliere una parte: il ceto più bistrattato di Hollywood è anche quello al centro delle polemiche, in un mercato della scrittura per film ormai in balia di tutte le istanze woke e dei suoi sostenitori e detrattori; le proprietà intellettuali sono ormai terreno di gara per il franchise più aperto e inclusivo, il più vicino alla parte giusta del mondo (quella che per ora non brucia), e pazienza se gli introiti crollano. Gli sceneggiatori sono peraltro in buona compagnia: si vedano i tecnici degli effetti speciali, mai così schiacciati da carichi di lavoro senza precedenti nell’indifferenza del jet set.
Fabio Cassano
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