Napoleon
Non si è ancora dissipato il polverone su Napoleon, il nuovo e contestatissimo film di Ridley Scott. Per qualche mistero non ci si capacita come, dall’inglese che ha rivoluzionato Hollywood, non sia giunta una resa equilibrata e rispettosa del più controverso monarca di sempre: via libera alle accuse di impudenza, di poco riguardo per la storia e la sua paziente indagine, di misoginia, misantropia e quant’altro.
Forse occorre ribaltare i termini: davvero ci si doveva aspettare, dopo la Roma post-moderna de Il Gladiatore, il Medioevo acido de Le Crociate, la sbornia grottesca di House of Gucci e il Rashomon in armatura di The Last Duel, che Scott abbia qualche ossequio per la verità o, meglio, per la sua tradizione?
Se ne prenda atto: Ridley Scott è, piaccia o meno, l’ultimo nichilista del cinema mainstream. Non ha senso ricapitolare le vecchie glorie de I Duellanti, di Alien e Blade Runner: quella è già Storia, ognuno ci faccia quel che gli pare; frattanto lui prosegue a smontare la tradizione occidentale, senza paura di sporcarsi le mani.
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