Linda Cabassa: “Serie A1 aspettami, io sono tornata!”
Un amico mi ha detto di aver notato su Wostess – un sito per ragazze immagine – il profilo di una pallavolista di nome Linda. Non ci sono dubbi, ha esclamato: si tratta di Linda Cabassa! Siamo entrambi appassionati di pallavolo femminile ma non ci fermiamo alle figurine della A1: un conoscitore superficiale, di fronte a una scoperta come quella del mio amico, si sarebbe limitato a dire “C’è una che sembra la Egonu” ma noi sappiamo, invece. E poi Linda (in realtà Belinda) Cabassa un nome se lo è già fatto sui campi ove la palla assolutamente non deve toccare il suolo. Avventurosa girovaga della schiacciata, come una vera pallavolista deve essere: dico “avventurosa”, appunto, se è vero come è vero che a inventare la pallavolo è stato negli Usa un istruttore che si chiamava Morgan, un nome che fa subito pensare a mondi di pirati e bucanieri, gente senza patria o con mille patrie. Piccola nota di cronaca: su Wostess il profilo di Linda pochi giorni dopo che me lo aveva segnalato il mio amico è scomparso, ma in effetti mi sarei stupito che non fosse stato programmato per una cancellazione rapida. Vedendo l’atleta in abiti da sera e costumi succinti – confesso la mia fantasia noir – non sono riuscito a non tornare con la mente a quello che è il suo ruolo di executrix anche in campo, la killer della palla affondata che colpisce inesorabile e sfuggente come un fulmine. Come sotto la rete, una storia da too fast to handle anche sul sito: presenza chic in una vetrina aperta e chiusa nel tempo di un flash, poi chi l’ha mai vista.
E comunque c’è sempre, anche, semplicemente Linda, la (bella) ragazza atletica che ama ributtare la palla con forza nella metà campo avversaria. Dedichiamo prima di tutto a lei questa intervista.
Linda, dove nasce la tua passione per la pallavolo?
La mia passione per la pallavolo è nata grazie a mio zio. Prima di giocare a pallavolo facevo ginnastica ritmica, ma non ero tanto brava allora un giorno mi ha fatto provare con il volley. È stato amore a prima vista. Poi con il tempo sono arrivati anche i risultati: uno step alla volta quella che all’inizio era solo una grande passione ora è diventato anche un bellissimo lavoro. Il percorso è stato lungo e faticoso, ma sono felice di aver raggiunto la Serie A2. Però non voglio considerarlo un punto di arrivo: dentro di me c’è la voglia di provare ad arrivare in A1.
Gianluca Vivacqua
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