Bill Gates, l’uomo delle porte aperte o da aprire
Un uomo, un Genio: Bill Gates, uno dei più grandi pionieri della storia dell’informatica, uno dei più grandi filantropi della storia moderna. Nato a Seattle nell’ottobre del ’55 vive un’infanzia in cui è centrale la presenza della famiglia: i suoi genitori, sua sorella Kristi, sua nonna Gami. In famiglia impara quanto possano essere spietate le regole della vita anche grazie a giochi come il bridge. L’acquisizione della disciplina è invece il senso della severa educazione impartitagli dal padre, avvocato di un importante studio di Seattle, e dalla madre, volontaria di diversi circoli. S’interessa presto alla matematica, rispetto agli altri bambini appare subito molto più maturo. Non sembra manifestare gli stessi interessi dei coetanei e si getta a capofitto nello studio dei calcoli algebrici. Una volta a scuola, per via del suo carattere timido, della bassa statura e della gracilità non lega molto con i compagni; maschera la sua insicurezza in pubblico ostentando presunzione. La verità è che dentro di sé ha una chiara coscienza di quanto vale, ma preferisce farne il suo mondo inaccessibile: qualcosa in cui specchiarsi in segreto nella sua cameretta, rifugio dell’anima tra cifre e formule. Tuttavia non c’è solo la matematica nella sua vita: ci sono anche i boyscout, facendo parte dei quali viaggia nello stato di Washington. Qui trova Kent, un adolescente molto esperto dei percorsi boschivi. Una promettente amicizia stroncata però assai presto da una tragedia: Kent una sera durante un’escursione cade rovinosamente dalla sporgenza di una montagna. Portato all’ospedale in elicottero, muore la notte dopo l’incidente. Bill non sapeva ancora cosa volesse dire la morte: lo capisce perdendo quello che già considerava il suo migliore amico.
Poi arrivano le scuole medie, dove Bill arriva addirittura a farsi bullo per nascondere le sue fragilità: risponde male ai professori, mostra un atteggiamento irriverente, ribelle, e intanto continua ad alimentare il sacro fuoco della matematica e delle scienze. E la passione per le escursioni. Terminate le scuole medie la sua famiglia cambia città e Bill frequenta la Lakeside School. Alle superiori inizia a occuparsi di informatica. Con gli amici passa tantissime ore nel laboratorio pieno di computer della scuola e prova a scrivere un linguaggio elettronico chiamato Basic. I primi tentativi si rivelano solo prove a vuoto, ma la costanza premia lui e i colleghi e alla fine esce fuori un software pronto per essere proposto a un’azienda. Erano gli anni d’oro dell’informatica, quelli: se ne parlava ormai come della nuova frontiera dell’elettronica, e in essa tante ditte avevano cominciato a investire le proprie finanze. E moltissime altre cominciavano a nascere. Bill e i suoi amici continuano indefessi a programmare in Basic e a scrivere codici per soddisfare o anticipare commissioni.
La fortuna presto bussò: Paul, un amico di Gates, trova un’azienda, la Mits, in cerca di un software per un progetto da lanciare tramite un apparecchio chiamato Altair. Gates, che intanto è andato ad Harvard, e i suoi amici si mettono all’opera e producono quanto chiesto dalla Mits: riescono così a ottenere un contratto con un sostanzioso ingaggio. Lunga e duratura storia d’amore? Tutt’altro: le premesse e le promesse del contratto ben presto vengono disattese. Delusi, Bill, che in questo periodo ha modo di conoscere Steve Jobs della Apple, e i suoi amici decidono di fare il grande passo: mettersi in proprio e, superati i dubbi di Paul, fondare un’azienda tutta loro, la Microsoft. Si inizia con le royalties ricevute dalla Mits: Bill detiene il 60% delle quote societarie. Ma intanto non segue più le lezioni all’università e fa preoccupare i familiari: tuttavia non lascerà le cose a metà, riprenderà i suoi studi di buona lena e centrerà la laurea. Non solo una vita di ascese e di affermazioni, quella di Gates: non mancano le pagine strazianti. Un giorno, tornato a casa dai suoi, trova il padre di Kent, il vecchio amico che era morto provando a scalare il costone di una montagna. Abbracci e lacrime, un ricordo commosso, sofferto, che dura ore, ma potrebbe durare giorni. Nel 1987 muore la nonna di Bill Gates, che nel 1994 perde anche la madre, colpita da un cancro al seno. Il padre, poi, venne a mancare nel 2020, a 94 anni, e con lui Bill perde un importante punto di appoggio. Nei momenti cruciali come quello in cui risolse il contratto con la Mits o scelse di iscriversi ad Harvard lui c’era, per dargli una pacca sulle spalle. E ovviamente aveva fatto anche in tempo a vedere il suo piccolo bambino prodigio, molto più maturo dei coetanei, appassionato di matematica e discipline scientifiche, diventare uno dei più grandi magnati della Terra. Con soddisfazione, spirando, poteva dire che ne aveva fatto di strada, l’adolescente che si mostrava aggressivo per camuffare le proprie insicurezze: con i suoi strumenti era riuscito a entrare nelle case di milioni di persone e a cambiarne la vita. In meglio. Da un Genio, nulla di meno ci si poteva aspettare.
Andrea Rizzatello
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