Zdenek Zeman, un boemo italiano
Zdenek Zeman, nato a Praga il 12 maggio del ’47. Figlio di un primario ospedaliero e di una casalinga. Nipote da parte di madre di Čestmír Vycpálek allenatore della Juventus prima dell’era Trapattoni: è stato lui a trasmettergli la passione per il calcio. Nel ’68, all’epoca dell’invasione sovietica a Praga, si trasferisce in Italia dove, dopo aver acquisito la cittadinanza, si laurea all’Isef di Palermo. Qui comincia l’attività di docente di educazione fisica.
Sempre a Palermo conosce sua moglie e inizia ad allenare.
Insieme a Vinicio, Viciani e Sacchi Zeman è considerato uno degli importatori del calcio totale di Rinus Michels nel campionato italiano, anche se non completamente: il boemo, infatti, si è ispirato anche al calcio danubiano tipico della sua terra, la grande scuola dell’Est Europa.
Diverse le sue esperienze e passioni sportive prima dell’approdo al calcio: hockey su ghiaccio, pallavolo, pallacanestro, pallamano, nuoto e atletica.
La consacrazione la trova sulla panchina del Foggia, che porta dalla serie B alla A. Il triennio 91-92, 92-93 e 93-94 è il più bello nella storia del Foggia in massima serie ma anche di tutta la storia del club pugliese, che arriva a sfiorare la qualificazione in Coppa Uefa.
Ciccio Baiano, Giuseppe Signori e Roberto Rambaudi il tridente dauno che esalta il modulo del tecnico boemo.
In precedenza Zeman aveva portato il Licata dalla C2 alla C1.
Dopo la prima esperienza foggiana allena la Lazio per tre stagioni: ottiene un secondo e un terzo post. Poi ancora Roma, ma con un cambio di sponda: sulla panchina giallorossa due anni, quarto e quinto posto.
In Campania prima a Napoli dove viene esonerato dopo poche partite e una stagione e mezzo a Salerno.
Diverse brevi esperienze in Turchia, Svizzera e Serbia.
Con il Pescara vince il campionato di serie B nella stagione 2011/12. Qui lancia Insigne, Immobile e Verratti.
Alla fine degli anni ’90 Zeman diventa il grande accusatore del sistema calcio.
Nel mirino ha soprattutto la Juventus, che accusa di usare prodotti dopanti. Diventa così il paladino della lotta al doping sportivo. Ma non senza pagare prezzi salati: sono le sue fortune in panchina a farne le spese.
Nell’autunno 2009, interrogato circa il possibile coinvolgimento del Lecce nei fatti di Calciopoli, il boemo accusò Luciano Moggi di averne minato la carriera: contestò nello specifico presunte manovre messe in atto dall’ex dirigente juventino allo scopo di provocarne l’esonero, precisamente ai tempi della Roma, del Napoli e della Salernitana dalle quali il tecnico era stato licenziato rispettivamente nel 1999, 2000 e 2002. A detta di Zeman, la fine sfortunata di quelle avventure sarebbe stata ascrivibile alle accuse da lui stesso sollevate contro il club torinese nel 1998. Ad Avellino invece a salvarlo dall’esonero fu l’antica amicizia col presidente Casillo.
Dal momento che Moggi, in risposta alle accuse di Zeman, ne mise in discussione le effettive capacità di gestire lo spogliatoio, e dichiarò che lì era da cercarsi la causa dei suoi vari esoneri, Zeman sporse una querela, ritenendo che l’affermazione costituisse atto diffamatorio nei propri confronti; la giustizia darà ragione all’ex dirigente bianconero nel novembre 2012.
Attualmente il boemo si trova in terapia intensiva neurologica, dopo aver accusato un deficit di forza e problemi nel linguaggio, sintomi compatibili con un’ischemia cerebrale. Le condizioni sono stabili, ma resta sotto stretta osservazione.
Già lo scorso ottobre, Zeman aveva avuto un attacco ischemico e sei mesi prima si era sottoposto a un’operazione al cuore con l’inserimento di quattro bypass.
Stefano Marino
Leggi anche al link