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Il naufragar m’è dolce in questo cibo: Leopardi a tavola 

Conversazione col prof. Andrea Maia, gastro-biografo del Recanatese

Non sono certo sempre così snelli, i libri di Andrea Maia, professore torinese di lungo corso e di lunga produzione letteraria (nella sua opusclatura saggi danteschi, libri di storia piemontese e tanto altro): ma certo il numero delle pagine de L’infinito gastronomico di Giacomo Leopardi – novanta, come una fantasmagorica tombola con la vita alimentare del Vate recanatese a far da tabellone – è quello giusto per far sì che il libro si prenda in mano e non lo si chiuda se non dopo averlo finito. Merito del protagonista del volume, un poeta assai popolare e in fondo amatissimo; merito del modo con cui un argomento anch’esso molto caro a tanti, la tristezza e la solitudine leopardiane, viene trattato da un punto di vista insolito, originale e stimolante.

Gianluca Vivacqua

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