I difficili equilibri euclidei a destra e a sinistra e un Napoleone al centro
Campo largo: dall’epoca di Prodi a oggi il centro-sinistra non ha mai smesso di girare intorno a questo concetto. Tutti uniti, ma rimanendo corpi distinti: esperimenti e tentativi di fusione a quelle latitudini non hanno mai avuto troppa fortuna. Stroncato sul nascere il tentativo di Craxi di incorporare (o ingurgitare) nel suo Grande Psi ciò che rimaneva del Partito comunista post-muro di Berlino, la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto a guida Pds aprì la strada all’Ulivo di Prodi, la chiave per la vittoria alle urne nel 1996. Punita fu anche la presunzione veltroniana di fare del Pd (PdS poi DS + ex Dc) un partito approdo per tutte le sinistre: oggi i Democratici sono ben lungi dal rappresentare il sole al centro della galassia del centro-sinistra o il partito-colosso in cui tutta la sinistra si riassume. Al contrario, con la segreteria Schlein, dichiaratamente non carismatica ma più portata al movimentismo propositivo, sembra essersi accentuato il processo di complementarità del Pd al M5S, che sotto la leadership Conte ha puntato da subito a conquistare la preminenza – politica, ideologica e culturale – sul fronte progressista.
Gianluca Vivacqua
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