interviste

Il ritorno dell’Anopheles sacharovi: maltornata malaria?

Colloquio con Massimo Andreoni

L’aria malsana delle paludi. Il pericolo ronzante. Le febbri del terzo, del quarto giorno. Il chinino. Un film vecchio, vecchissimo, in bianco e nero, o magari un’incisione ad acquaforte per il mercato antiquario (Cavour che si raccomanda l’anima a Dio, possibile soggetto): poi ecco (riecco) l’Anopheles sacharovi con i colori originali del torace e dell’addome, un marrone che tende al nero. Nel coloratissimo Salento del 2024. Fino a 70 anni fa in Italia l’Anopheles sacharovi era il principale vettore della malaria, ma, da 70 anni appunto, non se ne vedeva più una. Comunque “si deve sottolineare che l’isolamento risale alla fine del  2022 e che a distanza di circa un anno e mezzo non si sono ancora verificati casi autoctoni di Malaria in Puglia”, rassicura il prof. Massimo Andreoni, ordinario di Malattie Infettive presso l’università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Da sempre un’autorità nel settore.

L’Anopheles Sacharovi fu descritta per la prima volta nel 1903 da Jules Favre. “Questa Anopheles ha una maggiore competenza (capacità) a trasmettere la malaria rispetto all’Anopheles Labranchiae che è abitualmente presente in Italia”, continua il professore.

Gianluca Vivacqua

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