Alain Delon – Destinazione notte
L’abbiamo visto tutti, Alain Delon, fissarci occhi negli occhi in Rocco e i suoi fratelli (1960) di Visconti, il capolavoro che lo consacrò presso il pubblico italiano: faccia d’angelo e sguardo di ghiaccio, come due pugnali che feriscono la sua e la nostra notte. Forse in meno l’hanno visto bardato di nero nel buon vecchio Zorro di Duccio Tessari (1975), un po’ di più chi lo ricorda capitalista e rampante nella “guerra fredda” al cuore de L’Eclisse (1962) di Antonioni; qualcuno magari ne sa come del primo di tanti Tom Ripley, grazie all’intuito di René Clement che lo volle nel suo Delitto in pieno sole (1960); e ancora nudo e apollineo, sull’orlo bagnato di sole de La piscina (Jacques Deray, 1969), oppure curvo e intabarrato nel tweed di Valerio Zurlini, nel crepuscolare La prima notte di quiete (1972). Il suo più bel ruolo è però forse quello del Samurai, che nell’impareggiato Frank Costello faccia d’angelo (Le Samouraï, 1967) del maestro Jean Pierre Melville, attraversa lo spazio metafisico del sottobosco parigino come un geroglifico in una foresta di asfalto. Tanti, troppi film da ricordare, per un volto e un corpo che hanno vissuto troppe vite senza mai tradirsi in una.
Fabio Cassano
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