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interviste

Erica Tabacco, la fantascientista

Erica Tabacco, scrittrice vicentina, si è fatta notare per la partecipazione ad alcune antologie come Slava Ukraïni! 9 penne contro l’orco di Tabula Fati (unica donna a partecipare all’antologia e il suo racconto… geniale), oltre che per alcuni traguardi. Vediamo cosa dice.

Erica, parlami di te come autrice.

Nel 2009 ho scritto una storia autobiografica, una specie di favola amara, che pensavo sarebbe rimasta un’esperienza a sé. Poi mi sono appassionata alla fantascienza e, lettura dopo lettura, mi è venuta l’ispirazione per un racconto su una cura sperimentale contro la sindrome di Alzheimer, intitolato “Fuga psicogena”. È stato pubblicato da Delos Digital, e da lì non mi sono più fermata. Con
Delos ho pubblicato altre due novellette ecologiche, una su un trattamento forestale fitoterapico (“Il pittore di ragnatele”), e una su un trapianto di valvola cardiaca vegetale (“Degerminazione”). Come vedi, le storie che amo scrivere parlano di ricerca, di etica, di ambiente. Ho pubblicato anche due romanzi, “La Repubblica delle Lettere”, un’ucronia, e “Burnout baby – L’angelo del Bellini”, ambientato in una galleria d’arte della mia città, Vicenza. Nel 2023 ho preso coraggio e ho partecipato al Premio Urania, che come sai è il premio più prestigioso per la fantascienza italiana: sono arrivata in finale con “Il sonno del futuro”, una storia che parla di cellulosa commestibile, sonno indotto e fisica quantistica. Anche se ho una preparazione umanistica, mi piace approfondire argomenti STEM. Non è vero che le scrittrici non siano interessate alla hard science fiction! Il romanzo verrà pubblicato quest’anno. Nel frattempo, “Il grande salto” è apparso nell’antologia estiva Urania 2024, intitolata “Macchine IA e robot”; parla di otto robot, ciascuno con un tipo di intelligenza diversa, che vengono assemblati per dare origine a qualcosa di completamente nuovo. Funzionerà?

Qual è il tuo genere preferito e quello che non scriveresti mai?

Come hai visto, per me i generi letterari sono un grande buffet dal quale scegliere gli elementi più idonei a scrivere una storia. Mi piacciono la fantascienza, il thriller, il giallo, invece ho meno dimestichezza con il fantasy, l’horror e il romance. Ritengo però che uno scrittore debba affrontare letture di varia natura per costruire la propria voce. Uscire dalla zona di comfort non può che arricchire. Io, anche se non l’avrei mai detto, sono finita a terraformare Marte (Piccola stella mortale). Se proprio insisti, penso che non scriverò mai un romanzo rosa.

Progetti per il futuro?

Sarò nella giuria del premio La città sul Ponte, esperienza del tutto nuova e che mi mette un po’ in soggezione. Ho scritto un racconto sul cambiamento climatico che spero venga inserito in un’antologia. Inoltre sto per inviare a un importante concorso di narrativa un romanzo che parla di riscaldamento globale. Mi piacerebbe partecipare di nuovo al Premio Urania ma solo se troverò l’idea giusta. Sono lenta ma costante e non mi lascio abbattere. Prima o poi… Sognare è lecito, no?

Grazie per l’attenzione e prendiamoci questo caffè!

Kenji Albani

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