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JEAN-LUC GODARD Postumi dell’Onda

Occorrerà pur dire qualcosa su Jean-Luc Godard; poco importa che sul padre intellettuale della Nouvelle Vague si sia ormai detto tutto e il suo contrario. Godard innovatore, iconoclasta, amatore; Godard antipatico e snob definitivo del cinema; Godard borghese contro la borghesia, l’intrattabile genio da cui ogni discorso parte e al quale approda. Banalmente, Godard è inevitabile; discuterne è tautologico solo in quanto più di mezzo secolo di cultura l’ha giocoforza seguito Fino all’ultimo respiro.

L’ultimo respiro Godard l’ha reclamato da sé, scegliendo quando andarsene come ogni altro passo del suo vissuto umano e artistico, dall’esplosione anti-divistica degli anni Sessanta all’eremitaggio senile; un gesto di autodeterminazione perfino ironica, di un maestro che non sa che farsene di allievi e che infine, in piena coscienza, chiude come ne Il disprezzo: «Silenzio». A complemento delle innumerevoli pagine scritte sull’opera, altrettanti tomi occorrerebbero sul personaggio Godard, artista che ha saputo fare della sua persona pubblica un manifesto di militanza solitaria e ostinata.

Fabio Cassano

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