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  • Nico Morelli – Let Me Play, Let Me Pray (Tǔk Music)

    L’estro, la disconnessione, l’eleganza. La trinità è Nico Morelli, urlante di Africa, pianista solo, tra standard, rock e pop; intimista e colorato, istrionico e fulminante, ci propone la sua idea di musica-gioco e la sua intensa voglia di esplorare e gridare. Esaltante, evocativo e avventuriero, nell’apertura di Yaleekaawa dà forma – il tamburello è il suo pennello – a una preghiera pianistico-diatonica: una richiesta cadenzata, ritmata, tribale. C’è meraviglioso e sonoro disinnestare in T-Rag, esercizio di T-improvvisazione che trova sponda nel sound engineering elettronico: tutto in presa diretta, e senza filtro. Amazing Grace è classe e virtuosismo elegante, sopraffina arte pianistica, altalenante tra vette e pianure.

    Sergio Cimmino

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  • Eugenia Saporito: “Sport, società e salute”

    Eugenia Saporito: “Sport, società e salute”

    Importanza dello sport, suo impatto sociale e benefici: questo mese affrontiamo i consueti temi del “Cappuccino” con la giornalista sportiva Eugenia Saporito, di OttoChannel Tv.

    Eugenia, che valore ha lo sport per la vita umana? E quanto è utile per la salute?

    Lo sport è fondamentale a tutte le età. Ai ragazzi serve a sviluppare la socialità, agli adulti a stare in forma. Fisica ma anche e soprattutto mentale.

    Cosa ha rappresentata lo sport nella società umana sin dall’antichità?

    Vorrei piuttosto soffermare la mia attenzione su quello che non ha rappresentato in molte altre epoche: uno strumento per esercitare l’ossessione della forma fisica. È vero, come ho detto prima, che lo sport “serve a stare in forma”, ma il culto della forma fine a se stesso è alieno dai suoi reali fini.

    Stefano Marino

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  • Luigi Brasili, lo scrittore che fa sul serio

    Luigi Brasili, lo scrittore che fa sul serio

    Non lontano dalla città metropolitana di Roma abita uno scrittore. Si sa: l’Italia è piena di scrittori, aspiranti e non. Molti aspiranti sono destinati a rimanere tali perché magari non si sono mai presi la briga di aprire un libro e quindi di conseguenza hanno uno scarso responso dalle case editrici. Ci sono poi gli emergenti, quelli che fanno sul serio e puntano ad alti livelli: ovvio che il successo non è assicurato ma… se la giocano con la massima determinazione! In questa fascia di autori “focalizzati” si può inserire Luigi Brasili, lo scrittore che, come dicevo prima, abita nei dintorni di Roma.
    Luigi Brasili fa sul serio: di seguito vediamo uno spicchio della sua vita di autore.


    Raccontami di te

    Sono nato nel 1482 nelle Highlands scozzesi, appena adulto lasciai la terra di Albione e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana… no, dài, scherzi e citazioni a parte, sono nato a metà degli anni ‘60 in provincia di Roma, dove vivo tuttora, a Tivoli per la precisione, l‘antichissima città un tempo chiamata Tibur che Virgilio nell‘Eneide definì Superbum. Per vivere lavoro da quasi quarant‘anni come tecnico informatico, ma ne sono passati più di cinquanta da quando ho scoperto quella che definisco la magia della parola scritta e ho iniziato a scrivere rime, versi e riflessioni per
    il mio personale diletto, dicendomi che un giorno forse avrei provato a misurarmi con il mondo esterno. Però siccome sono molto pigro per natura mi sono deciso solo una ventina d‘anni fa a mettere nero su bianco il primo racconto autoconclusivo della mia “carriera” e iscriverlo a un concorso letterario. Da allora, con qualche pausa dovuta alla pigrizia di cui sopra, ho scritto e pubblicato un sacco di roba sia in Italia sia in altri paesi europei.

    Kenji Albani

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  • 11. La scoperta dell’America

    11. La scoperta dell’America

    1972
    Mr. TNT aveva scoperto qualcosa.
    Cento chilometri a est di Saigon, contadini fedeli al governo centrale avevano avvistato delle scie
    nell’aria.
    Mr. TNT se n’era interessato e aveva portato con sé un plotone dei marines. Arrivato sul luogo
    prima a bordo di alcune jeep, poi a piedi, vide che dove i – pochi – contadini leali al regime di
    Nguyễn Văn Thiệu avevano indicato quel che poteva sembrare strano, in effetti c’era un aeroporto
    clandestino.
    Se era per quello, si doveva ricordare che il Vietnam del Sud era crivellato di basi militari
    clandestine, ma questa che si trovava davanti agli occhi di Mr. TNT era particolare. Chi la
    controllava, erano cinesi, non vietcong o nordvietnamiti.
    «Cosa facciamo, inglese?» gli si rivolse il tenente.
    Prima che Mr. TNT potesse rispondere, si vide un Antonov che si stava preparando al volo. A bordo
    salivano quelli che, a giudicare dalle casacche, erano agenti del Guoanbu. Non che l’avessero
    scritto, ma si notava il sottotesto che erano agenti segreti.
    Mr. TNT strinse i denti. «Sparate! Fate fuoco contro quell’aereo».

    Kenji Albani

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  • Al Pacino SONNY BOY – Un’autobiografia

    Al Pacino SONNY BOY – Un’autobiografia

     Gli esordi, il successo, le trasformazioni della sua carriera sono lì, alla portata del giudizio, della critica, dell’applauso in quella specie di paesaggio selvaggio e collettivo in cui vengono rivelati, menzionati e raccontati con grande e accurata semplicità.

    Nessun ricorso a qualunque sbalorditiva volontà di impressionare, ne di voler dare dimostrazione di nascosti talenti letterari: il linguaggio è asciutto.

    Semplice e diretto così come appare la scelta della modalità del racconto e della narrazione.

    Vengono svelati i retroscena del dietro le quinte e del set sui quali Al Pacino sa raccontarsi con ironia e intelligenza.

    Le descrizioni degli ambienti e delle città sono attente e precise, soprattutto si palesano immediate come immagini nella mente.

    Al Pacino -ancora, si rivela capace di raccontare e, vuole raccontare, con rispettosa attenzione e cautela anche gli avvenimenti più tragici che ha visto nella sua vita, sottraendoli all’elemento della morbosità.

    Claudia Dell’Era

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  • Le mani sulla scuola

    Le mani sulla scuola

    Come possono le librerie venire incontro alle esigenze di risparmio delle famiglie degli studenti? “I libri arrivano già con i prezzi imposti dalle case editrici”, mi dicono sia alla Libreria Bambù (“E paghiamo pure le spese di spedizione”, aggiunge il titolare) sia alla Casa del Libro, a Cosenza. Le abbiamo interpellate sul caro libri scolastici e i meccanismi di concorrenza tra libro nuovo e usato.

    Negli ultimi anni (dall’inizio dell’era Covid, più precisamente), i prezzi sono aumentati “dall’1 al 3%”, denuncia uno dei gestori della Casa del Libro. A fronte di una vita media dei testi che “non è superiore ai 3-4 anni”. Per la verità non mancano gli stratagemmi editoriali per allungargliela: ad esempio qualche minima variazione “indispensabile” da un’edizione all’altra, per  riproporre i testi sul mercato come fossero del tutto inediti e dissuadere il pubblico dal comprare di seconda mano. Un ricambio frenetico dei testi più o meno di nuovo conio che dunque strozza il commercio dell’usato, ciambella di salvataggio per le tasche dei tanti che i costi dell’editoria scolastica non riescono più a sostenerli. E ci si mettono anche le edizioni digitali e, come puntualizzano alla Casa del Libro, “i contenuti protetti da password”.

    Le voci dei due librai che abbiamo raggiunto a Cosenza si confondono con quelle delle migliaia di loro colleghi in tutta Italia. E poi c’è la voce di chi tenta di rappresentarli tutti. Quella di Federconsumatori, ad esempio. A Giovanna Capuzzo, vicepresidente nazionale dell’associazione e presidente della sua sezione veneta, chiediamo di riprendere il discorso sul caro scuola dal punto in cui lo interrompiamo con i due negozianti cosentini.

    Dottoressa, quali sono le principali cause del rincaro per i libri e gli articoli di scuola nel 2024, secondo lei?

    Le dinamiche che hanno portato all’aumento dei prezzi del materiale scolastico e dei libri non sempre sono chiarissime. In molti casi l’andamento generalizzato dei prezzi spinge al rialzo i costi anche in questo settore, ma la stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso, nella seduta del 10 settembre u.s., di avviare un’istruttoria, a seguito anche delle nostre denunce in tal senso.

    Gianluca Vivacqua

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  • Salvatore Stefanelli, l’anima in vacanza

    Salvatore Stefanelli, l’anima in vacanza

    Nella città di Napoli abita un tale, semplice e amichevole, che ha la sua storia ma anche uno scrigno pieno di desideri e sogni (chi non ne ha?). Nato nell’anno dell’omicidio Kennedy, Salvatore Stefanelli (è lui il tale) ha parlato di sé nell’intervista che sta per seguire.

    Parlami di te a 360°.

    Nato nell’estate del ’63, ho, per così dire, l’animo sempre in vacanza. Sono un tipo che ama curiosare, in particolare negli ambiti naturali, artistici e storici, con l’eterna voglia di osservare il mondo ma con la profonda difficoltà a memorizzarne gli aspetti, gli attimi (sarà per questo che scatto migliaia di foto col cellulare?)

    E la tua passione per la scrittura?

    Ho sempre scritto, sin dalle elementari. Inizialmente erano versi, chiamarle poesie sarebbe irrispettoso. Ho preso a scrivere racconti da adulto inoltrato, ma senza nessuna pretesa. Nella mia vita i vuoti sono stati spesso abissali, per cui una quindicina di anni li ho persi, dopo le superiori, interessandomi di tutt’altro.

    Kenji Albani

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  • 10. Un nulla di fatto

    10. Un nulla di fatto

    1972

    Si detestava quando lo faceva, ma non aveva scelta.

    Di fronte a lui corpi lacerati, bulbi oculari scivolati a terra, urla di sofferenza.

    Doveva sempre ricordarsi che loro, cinesi e laotiani, sono di mentalità confuciana e amano il sacrificio. Forse loro non badavano troppo a quel dolore, soprattutto i capi che se ne stavano lontani, al sicuro da quel bagno di sangue, ma Mr. TNT non era un cinese, né un laotiano, e seppur lavorasse per i britannici, non dimenticava di avere origini italiane. E il popolo italiano è il più individualista del mondo, ricordò anche. Poteva far finta di nulla, ma Alfieri, gli altri illuministi che avevano profetizzato i diritti umani, dove li metteva? Non si sopportava di stare lì, nei baraccamenti in cui dei marines, più simili a gorilla visti i muscoli e le facce, facevano avanti e indietro con le fiamme ossidriche, le batterie per auto e i secchi d’acqua. Mr. TNT aveva voglia di andare via da tutto e non avere mai più nulla a che fare con il Vietnam.

    Rimase immobile, comunque, in attesa di notizie.

    Uno dei marines gli venne incontro. «Inglese».

    Kenji Albani

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  • Stani Labonia “Di Nuovo!”- Retro Records 2024, distrib. Audioglobe

    Stani Labonia “Di Nuovo!”- Retro Records 2024, distrib. Audioglobe

    Un ritorno è sempre una ripartenza, che è sempre un nuovo inizio. Di vita.  Una rigenerazione. Come la nota del tasto successivo, cha non cancella la precedente. Si guarda alle spalle – oltre quaranta primavere musicali –  e si ritrova elegante, iconico, virtuoso e nello stesso tempo riflessivo. Stani Labonia, alias mr. “Amarsi”, il disco cult  unico-unicum del 1978 a cui parteciparono protagonisti assoluti del Neapolitan Power, è “Di Nuovo” maestro. Jazz, pop d’autore, alta vena compositiva: “Di Nuovo”, tutti i suoi ingredienti; “Di Nuovo”, tutte le sue storie. Ma vestiti “Di nuovo”.

    Sergio Cimmino

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  • Megalopolis

    Megalopolis

    Viene proprio da dirlo, il futuro è qui. Almeno, è questa la sensazione indotta dalla visione di Megalopolis, progetto a cui Francis Ford Coppola ha lavorato per più di tre decadi. Si pensi quel che pare, d’altra parte la critica ha pensato e detto già tutto: nel mentre il piatto piange, la distribuzione latita e l’inclassificabile fiaba futiribile del regista de Il Padrino atterra col fragore di 120 milioni di dollari (tutti di Coppola, bontà sua) schiantati al suolo di una sala vuota. Pazienza: in tempo di onde corte, chissà che Megalopolis non sappia rifarsi tra piccolo e piccolissimo scherzo, che pure non rendono giustizia a tanto ardimento.

    Megalopolis è, prevedibilmente, un oggetto alieno nel paesaggio filmico d’oggi: un film giovane, impudente, perfino immaturo, sia pure realizzato da un dinosauro della New Hollywood. La visione coppoliana di una romanità moderna, tecnologica, decadente, è intrisa di suggestioni note: su tutte certo Ayn Rand e La Fonte Meravigliosa, col suo carico di superomismo intellettuale e art déco; ma anche il Caligola di Tinto Brass, con Shia LaBoeuf che danza come Malcolm McDowell; e poi Metropolis di Fritz Lang, nel volo della fantasia come nell’indifferenza a derive ideologiche; senza contare Chanel (Coco e la pubblicità), l’iconografia massonica e lo slancio futurista, la psichedelia e il clockpunk; il cinema muto da Murnau a Vertov; in calce Shakespeare, Marco Aurelio e Catullo. L’enciclopedismo di Megalopolis è incontenibile, il suo virtuosismo ha mille volti, le sue troppe anime sono quelle di un regista incapace di ripetersi.

    Fabio Cassano

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