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  • 12. Natale ’80

    12. Natale ’80

    Non poteva sbagliare, non aveva perso la cognizione del tempo anche se era in montagna da molte settimane: «Oggi è Natale» esclamò.

    Gli uomini di occhi-di-diavolo non sembravano entusiasti della notizia. Stavano preparando un nuovo agguato a una colonna sovietica.

    Se Mr. TNT era l’unico cristiano in quella banda di tagliagole, non era importante: decise di festeggiare a suo modo la ricorrenza.

    Non c’erano alberi da decorare, né la possibilità di montare un presepe, ma Mr. TNT ricordava molto bene le canzoni da intonare per l’occasione. Per un momento cercò di riportarsi in mente le parole, poi iniziò a cantare Bianco Natal:

    «Col bianco tuo candor, neve.

    «Sai dar la gioia a ogni cuor…»

    Mentre cantava, i guerriglieri lo guardavano incuriositi, ma in fondo non faceva nulla di male e lo lasciarono stare.

    «È Natale ancora, la grande festa.

    Che sa tutti conquistar…»  

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  • Un Cappuccino in libreria

    Un Cappuccino in libreria

    Canto di Natale Charles Dickens 1843

    Fra le letture dedicate al Natale questo racconto, scritto nel 1843 da Charles Dickens (1812-1870) è senza alcun dubbio il più famoso. 

    In esso si ritrovano tutti gli spunti di quella che è la classica fiaba natalizia: gli elementi magici che intervengono nello svolgersi della trama, i personaggi buoni e soprattutto il malvagio che alla fine del racconto si pente e tenta di porre rimedio alla sua cattiveria ed alla sua aridità spirituale. 

    Il risultato è un piccolo capolavoro che da due secoli incanta grandi e piccini offrendo il suo immenso insegnamento e che ancora oggi si riconferma come una delle letture più belle da fare, soprattutto in questo periodo. 

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  • Napoleon

    Napoleon

    Non si è ancora dissipato il polverone su Napoleon, il nuovo e contestatissimo film di Ridley Scott. Per qualche mistero non ci si capacita come, dall’inglese che ha rivoluzionato Hollywood, non sia giunta una resa equilibrata e rispettosa del più controverso monarca di sempre: via libera alle accuse di impudenza, di poco riguardo per la storia e la sua paziente indagine, di misoginia, misantropia e quant’altro.

    Forse occorre ribaltare i termini: davvero ci si doveva aspettare, dopo la Roma post-moderna de Il Gladiatore, il Medioevo acido de Le Crociate, la sbornia grottesca di House of Gucci e il Rashomon in armatura di The Last Duel, che Scott abbia qualche ossequio per la verità o, meglio, per la sua tradizione?

    Se ne prenda atto: Ridley Scott è, piaccia o meno, l’ultimo nichilista del cinema mainstream. Non ha senso ricapitolare le vecchie glorie de I Duellanti, di Alien e Blade Runner: quella è già Storia, ognuno ci faccia quel che gli pare; frattanto lui prosegue a smontare la tradizione occidentale, senza paura di sporcarsi le mani. 

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  • Denise Jane, la fresca vincitrice del Premio Altieri sesta edizione

    Denise Jane, la fresca vincitrice del Premio Altieri sesta edizione

    A trionfare nell’edizione di quest’anno  del Premio Altieri Segretissimo, la sesta,  è stata una ragazza con molti primati: è la più giovane di tutti i vincitori (è nata l’8 aprile 1994;), quella che abita più a sud (a Napoli; fino all’anno prima tutti i vincitori e le vincitrici abitavano al nord) e la prima che è anche madre.

    Si tratta di Denise Jane, al secolo Denise Antonietti. Appassionata di letteratura, cura la segreteria del Festival del Giallo Città di Napoli (da non confondere con la tonalità cromatica del giallo che ha il nome della metropoli partenopea). Giurata in alcuni dei più importanti concorsi, ha esordito nel 2020 con Trans-sibérien. Il mistero dell’oro degli Zar e si è fatta notare per essere arrivata   in finale al Premio Stefano Di Marino seconda edizione con il racconto Codice Dhalovir.  Poi, quando è giunta in finale anche    al Premio Altieri con il romanzo Emerson Ray – Prodigal Son, molti hanno puntato su di lei come possibile vincitrice … senza sbagliare.

    Ecco come ha risposto al Cappuccino

    Perché scrivi?

    Perché credo sia la cosa che so fare meglio, innanzitutto. Perché mi diverte raccontare (ma soprattutto raccontarmi) storie, perché è un’ottima scusa per approfondire gli argomenti più disparati e continuare a imparare cose nuove. Perché l’atto creativo è un atto di libertà, anche se come in tutte le discipline anche nella scrittura ci sono delle regole da seguire.

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  • Rosalia Broccolo: “Nuccio Ordine, il mio Gentleprof”

    Rosalia Broccolo: “Nuccio Ordine, il mio Gentleprof”

    Giugno 2001. Pochi mesi prima dell’attentato alle Twin Towers mi trovavo ad affrontare la prima sessione dell’esame di Letteratura italiana. Col prof. Ordine avevo passato un anno straordinario, intensissimo: non ricordo di aver perso una sola lezione della parte monografica, dedicata al Decameron, con tanto di visioni pasoliniane integrative. Per l’esame stavo lavorando a un’ambiziosa idea, fare il riassunto di tutte le novelle di Boccaccio. Ma al momento di darlo ero ancora a metà dell’opera e così, di fronte allo sguardo fiero e disarmante del docente, in quell’afoso pomeriggio non seppi far nulla di meglio che “costituirmi”: la mia preparazione, dissi appena seduto, non copriva l’intero programma. “Apprezzo l’onestà”, tuonò con gentilezza. Arrivederci alla prossima. L’appuntamento, però, non sarebbe più stato con lui, ma con l’assistente.

    Alla fine, avevo accumulato una montagna di scartoffie con le sinossi dei racconti  che compongono le oltre 1000 pagine del capolavoro boccaccesco. Cartoncini, fogli, mezzi fogli e strappi a formare un malloppo improponibile. Ingestibile. Non ebbi mai più né la voglia né il tempo di riordinarli in una sorta di Cirannino a uso dei mei futuri colleghi, come mi ero proposto velleitariamente di fare. Eppure che conclusione utile sarebbe stata per una fatica titanica e, diciamolo pure, agli occhi dei più sostanzialmente inutile (perché non richiesta)! Non c’è nulla di peggio dell’inutilità dell’utile (meglio ancora: del rendere inutile ciò che sarebbe potenzialmente utile), e chi meglio di Ordine, autore celebratissimo dell’Utilità dell’inutile (però alcuni anni dopo i fatti qui raccontati), potrebbe capirlo? Chi, meglio di lui e di Rosalia Broccolo, la sua gentile compagna dedicataria del suddetto libro? Accumulare carta, se non si ha un’idea precisa del perché accumularla, è inutile, specialmente nella nostra società digitale. E vogliamo parlare dei libri, di quelli fatti di carta? In un’epoca in cui quelli davvero utili sembrano aver preso decisamente la strada della smaterializzazione, i tomi stampati, da aprire e compulsare secondo secolari protocolli, appaiono sempre più confinati alla fruizione di collezionisti estimatori, di inguaribili cultori dello studio matto e disperatissimo analogico: non è escluso che un domani diventino (anzi, tornino a essere, perché erano così nel Medioevo, prima dell’invenzione della stampa) un genere di lusso, materia per regali costosi, come quelli che si fanno a fini romantici. Di sicuro romantica fu la cornice libresca in cui nacque e prese quota la storia d’amore tra Rosalia e il Professore Inflessibile ma Dolce. Galeotti – oh sì galeotti – gli scaffali di quella perla di sapienza placidamente incastonata nel cuore dell’Unical, la Luim. Dove all’epoca Rosalia lavorava. 

    Rosalia, sappiamo da testimonianze dirette che il professore, così intransigente e severo con i suoi studenti, era un uomo amabilissimo nella sfera privata. Cos’altro ti senti di aggiungere al suo profilo ad “accesso limitato”?  

    Era un uomo dalla sensibilità fuori dal comune, molto tranquillo, anche se amava tantissimo viaggiare. Una persona oltremodo semplice, tra le mura domestiche. Assai dedito al lavoro. Credeva nei rapporti di buon vicinato. Poche le frequentazioni sociali – prediligeva amici sceltissimi, non dell’ambito universitario; per il resto cinema, passeggiate, la domenica spesso a Diamante (la sua città natale, ndr). Grande appassionato di animali: nella nostra abitazione di Rende a sentire la sua mancanza, oltre a me, ci sono anche cinque gatti e l’ “adolescente” di casa, il cane Chirone, ormai quattordicenne. 

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  • Il ritorno della donna di Bacon

    Il ritorno della donna di Bacon

    nel suono a meno 

    di uno specchio

    io nascondo 

    il mio sono sogno sonno 

    resto 

    quella che sono 

    nell’immaginazione di me domani

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    Claudia Dell’era

  • Il cambiamento climatico

    Il cambiamento climatico

    I ripetuti fenomeni meteorologici – in particolare le alluvioni che ultimamente hanno flagellato anche il nostro Paese (basti pensare a quelle più recenti in Emilia Romagna, in Toscana, in Liguria, nelle Marche…) – ci hanno messo davanti ad un problema ben noto, ma con cui raramente decidiamo di confrontarci: i cambiamenti climatici.

    Estati sempre più roventi, inverni e autunni con precipitazioni violente e spesso catastrofiche, ecco in concreto ciò che accade.

    E il tutto, come gli esperti ci insegnano, è dovuto a quella che è l’azione dell’uomo, un inquinamento progressivo ed aggressivo che ha portato la temperatura del nostro pianeta ad aumentare, con la conseguenza di avere provocato lo sconvolgimento delle classiche stagioni.

    Vittoria Caiazza

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  • Loki seconda stagione –  Oltre il tempo, oltre il destino

    Loki seconda stagione –  Oltre il tempo, oltre il destino

    Loki è stata la prima serie Marvel firmata Disney e a essere rinnovata ufficialmente per una stagione. Ed è stata anche la prima serie Marvel con firma Disney che è stata pensata per avere una struttura che possa essere divisa in più stagioni.

    La prima si era chiusa con Sylvie (una variante femminile di Loki), che uccide Colui che Rimane causando un’infinita diramazione della linea temporale. In realtà non si capisce bene il ruolo di Colui che rimane all’interno della serie (nonché dell’intero Universo Marvel , anche se si suppone che sarà il nuovo grande villain di tutto l’MCU dopo la dipartita di Thanos). Prima che Sylvie gli dia il colpo di grazia Lui li mette in guardia dicendo che anche se si libereranno di lui ci saranno molte sue varianti in arrivo.

    Rosy Talarico

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  • M’hanno chiamato Ilaria  

    M’hanno chiamato Ilaria  

    Ilaria Argiolas – Fonoprint 

    Pier Paolo Pasolini lo definiva il “Dio Mandrione”, cantato dalla voce di Roma, Gabriella Ferri. In esso pulsavano le storie e le anime, immerse in un non so che di metafisico tra l’agreste e l’archeologico. Era una divinità impossibile, degli sfollati, di coloro che messi a margine si rigeneravano. Le borgate, intrise di amore, odio e ferite. Er core,  sanguigno, usato e derubato, riscattato, è nella profondità della prima opera-concept di Ilaria Argiolas. Voce sacrale, graffiante, veritiera, di un rock proletario, umanizzante. Le storie, La mia borgataOdio e Amore, vissute nella propria pelle.

    Sergio Cimmino

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  • La tolleranza: punto di partenza per un Rinascimento sociale

    La tolleranza: punto di partenza per un Rinascimento sociale

    L’educazione è un valore da promuovere per superare molte delle falle a cui oggi si va incontro: per esempio il “deficit” di tolleranza, che in una società come la nostra sembra avere sempre meno spazio. Abbattere il muro dei pregiudizi, che spesso autorizzano a travalicare l’altro perché considerato inferiore, o a non considerarlo affatto come essere umano: alla luce degli ultimi episodi di una lunga catena di violenze spietate contro le donne urge la necessità di rieducare l’umanità. Come non fare i conti con quel concetto padronale di uomo, che è libero di esercitare la sua forza distruttiva in una posizione di comando, e poi di continuare la sua vita indisturbato, come se nulla fosse accaduto? Ecco il lato oscuro di una società all’avanguardia: sacche mostruose di arcaicità. 

    Maria Simona Gabriele

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