La bomba esplose. Sembrò come se un mostro fosse uscito dalla Moscova per divorare con il fuoco l’edificio dello Stavka. Mr. TNT assisté alla scena e si fregò le mani. È fatta, si disse, ho avuto successo. I lapilli erano volati in ogni dove, per un attimo rimase il silenzio increspato dal suono delle fiamme, dopo un urlo e un altro ancora. In lontananza si udirono le sirene dei vigili del fuoco. Alcuni passanti soccorsero i feriti e le fiamme non evitarono di morderli.
Oriana Ramunno (1980, nata a Rionero di Vulture) e Scilla Bonfiglioli (bolognese doc del 1983) si sono conosciute anni fa nella compagnia di teatro “I servi dell’arte” e hanno continuato a frequentarsi anche dopo aver dismesso i panni di attrici. L’amicizia ha retto saldamente al passaggio dal palcoscenico alla pagina stampata. Un passaggio, per entrambe, per nulla poco fortunato.
Parlateci di voi scrittrici.
O. L’Oriana scrittrice applica il metodo Stanislavskij anche alla scrittura (il mio primo, grande amore è stato il teatro).
S. La mia carriera di scrittrice inizia e si nutre su quella di lettrice, onnivora e piuttosto avida.Ho avuto a disposizione moltissimi mondi.
Canti di fiaba, con echi di Basile, in Annure. Dove il corpo si spoglia, ma cerca mani care, rassicuranti. Acqua è un cantico stilistico verace, tra NCCP e e’Zezi, ma l’album esplode artisticamente nelle sfaccettature mediterranee meridionali di Anima di Strega e Ragazzo di colore.
M Gli ultimi giorni dell’Europa Antonio Scurati (Bompiani 2022)
Torna Antonio Scurati con il terzo volume della poderosa opera dedicata a Benito Mussolini.
Dopo M Il figlio del secolo (Premio Strega 2019) che affronta l’avvento del fascismo fino alla morte di Giacomo Matteotti ed M L’uomo della provvidenza, che narra l’affermazione di Mussolini fino al 1932, decennale della Marcia su Roma, M Gli ultimi giorni dell’Europa è dedicato al drammatico epilogo del ventennio fascista che culminerà nell’alleanza con Hitler, nella promulgazione delle leggi razziali e nello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
I miei stupidi intenti Bernardo Zannoni (Sellerio 2021)
Vincitore dell’ultima edizione del Premio Campiello, I miei stupidi intenti è un romanzo particolarissimo, da leggere con profonda attenzione.
La strana vita di una faina, raccontata di suo pugno, si snoda in una serie di avventure a partire dalla nascita in una notte d’inverno, verso la scoperta di un mondo duro, cattivo, falso, in cui è difficile sopravvivere.
Il mio lungo viaggio Piero Angela (Mondadori 2017)
Autobiografia del grande divulgatore scientifico, questo libro è stato scritto in occasione dei 90 anni del suo autore ed è tornato prepotentemente nelle vetrine di ogni libreria all’indomani della sua scomparsa.
Nell’ottica sconfinata della produzione letteraria di Piero Angela, quest’opera rappresenta una particolarità: non è un testo scientifico, ma è un cordiale e piacevole dialogare di quella che è stata la lunga e intensa vita dell’autore attraverso un continuo e partecipe avvicendarsi di ricordi, raccontati in alcuni punti anche con avvertibile commozione.
I grandi classici
I Malavoglia Giovanni Verga 1881
Pubblicato nel 1881, I Malavoglia resta il capolavoro assoluto del genio di Giovanni Verga (1840-1922), scrittore troppo spesso sottovalutato e che meriterebbe una degna rivalutazione.
Punta di diamante del cd Ciclo dei Vinti ed esempio più fulgido del movimento verista, il romanzo racconta la storia della famiglia Toscano, i Malavoglia, una famiglia di pescatori che porta avanti la sua difficile ed umile esistenza spinta dalla forza e dalla saggezza del patriarca Padron ‘Ntoni. Nella stupenda cornice di Aci Trezza le vicende dei protagonisti si dipanano tra la giusta voglia di riscatto e l’annientamento a cui gli stessi sono condannati per un susseguirsi di sventure che, unite all’opportunismo ed al cinismo dei compaesani, si abbattono su di loro.
30 settembre: Mosca inizia ufficialmente l’annessione dei territori ucraini. Al Consiglio di Sicurezza Onu presentata una risoluzione di condanna bloccata dal veto di Mosca. Zelensky risponde chiedendo l’adesione rapida alla Nato. Colpito convoglio umanitario a Zaporizhzhia: 23 morti. Controffensiva ucraina a est: liberata Lyman.
1 ottobre: le forze russe arrestano il direttore della centrale di Zaporizhzhia. Intanto negli Usa Biden firma un disegno di legge che prevede il finanziamento del governo centralefino a metà dicembre e l’invio di nuovi aiuti per Kiev. Missili russi su Odessa e Mykolaiv mentre 5000 soldati di Putin sono circondati dagli ucraini. A Kharkiv 20 civili uccisi a colpi di arma da fuoco. La Polonia erige un muro al confine con la Bielorussia e inizia a ricevere gas dalla Norvegia.
Fra i più prestigiosi Premi Letterari Italiani un posto d’onore spetta senza alcun dubbio al Campiello, che quest’anno, con la vittoria di Bernardo Zannoni ( I miei stupidi intenti Ed. Sellerio), ha festeggiato la sua sessantesima edizione.
Il riconoscimento è attribuito annualmente ad un romanzo regolarmente in vendita edito nel corso dei 365 giorni precedenti la scadenza del bando e la differenza con altri celebri Premi del panorama letterario italiano come lo Strega o il Bagutta è dato dalla possibilità per gli autori di candidarsi personalmente tramite l’invio di un determinato numero di copie presso la Segreteria del Premio a Venezia.
L’iter annuale del Premio è scadenzato da tappe ben precise: entro fine maggio la Giuria dei Letterati – composta di dieci membri presieduti da una personalità afferente il panorama culturale italiano – sceglie fra le opere partecipanti 5 romanzi che vengono riconosciuti come Finalisti e sottoposti alla cosiddetta Giuria dei lettori o Giuria dei Trecento, poiché composta da trecento membri di differente età e provenienza. Successivamente alla comunicazione di tale scelta i cinque autori effettuano, tramite l’organizzazione del Premio, una serie di presentazioni delle proprie opere in differenti città italiane fino alla proclamazione definitiva del vincitore assoluto, proclamazione che solitamente si svolge a Venezia nel mese di settembre.
Il mese di settembre rappresenta da sempre il gennaio di mezzo: è un mese di nuovi inizi, di promesse rinviate e soprattutto dell’inizio dell’anno scolastico. Tutti gli studenti di ogni ordine e grado tornano tra i banchi con un bagaglio di emozioni contrastanti: da da una parte c’è timore e sfida, dall’altra curiosità e insolenza. Sicuramente ogni ragazzo e ognuno di noi ha affrontato a modo suo il nuovo anno tra comportamenti spesso tesi a nascondere un mondo interiore ricco di piccole fragilità. Compito dell’insegnante è quello di raccogliere ogni sguardo in modo accogliente e proporre lezioni dinamiche, lontane da quel silenzio opprimente della classica lezione frontale.
Quella lezione frontale troppo meccanica
Nel silenzio assenso della statica lezione frontale, l’insegnante si presenta come un mezzo di passaggio tra le informazioni e i discenti, che spesso le assimilano con fare meccanico diventando informazioni destinate al dimenticatoio. Davanti la cattedra, l’insegnante ha un ruolo troppo importante e non deve rivestire più quel ruolo monarchico di una volta, ma deve divenire un mediatore di conoscenze ed egli stesso discente. Mi spiego meglio: il docente impara, sperimenta egli stesso ogni giorno strategie sempre più appropriate e stimolanti, cariche di desiderio e curiosità per i suoi discenti. È importante ricordare il valore sociale ed umano dell’insegnamento: è qualcosa che va oltre le acquisizioni delle competenze specifiche, diviene luogo di modellamento capace di far emergere in ogni discente potenzialità, attitudini, interessi con l’educazione che diventa occasione di crescita reale. Giornalmente, ogni discente cresce e così l’insegnante riscopre sé stesso nei suoi alunni.
“Se anche fosse Ancora oggi una giornata bellissima A prima vista ti direi Che i giorni felici erano i miei Fermo restando a guardare Il sole che tramonta“
Occorrerà pur dire qualcosa su Jean-Luc Godard; poco importa che sul padre intellettuale della Nouvelle Vague si sia ormai detto tutto e il suo contrario. Godard innovatore, iconoclasta, amatore; Godard antipatico e snob definitivo del cinema; Godard borghese contro la borghesia, l’intrattabile genio da cui ogni discorso parte e al quale approda. Banalmente, Godard è inevitabile; discuterne è tautologico solo in quanto più di mezzo secolo di cultura l’ha giocoforza seguito Fino all’ultimo respiro.
L’ultimo respiro Godard l’ha reclamato da sé, scegliendo quando andarsene come ogni altro passo del suo vissuto umano e artistico, dall’esplosione anti-divistica degli anni Sessanta all’eremitaggio senile; un gesto di autodeterminazione perfino ironica, di un maestro che non sa che farsene di allievi e che infine, in piena coscienza, chiude come ne Il disprezzo: «Silenzio». A complemento delle innumerevoli pagine scritte sull’opera, altrettanti tomi occorrerebbero sul personaggio Godard, artista che ha saputo fare della sua persona pubblica un manifesto di militanza solitaria e ostinata.