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  • Il riscatto della Calabria attraverso la riscoperta dei suoi borghi antichi

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    La bellezza salverà il mondo: celebre frase del grande Fëdor Dostoevskij, che  ci ricorda quanto sia importante preservarla e valorizzarla, la bellezza. Pensiamo per esempio alla Calabria, una terra da amare che nel corso degli anni ha faticato non poco per trovare la propria  rivalsa, con i suoi tesori nascosti. E così, eccolo, il riscatto della bella Calabria con i suoi vari paesi dell’Alto Tirreno Cosentino e non solo, e le salite scoscese dove potersi inerpicare e viaggiare nel passato. Una terra che unisce diverse culture: l’influenza normanna, quella francese, quella spagnola, solo per citarne alcune. Testimoni di questa storia i tanti piccoli paesini che offrono incantevoli affacci sul mare, dal borgo di Fiumefreddo inserito dal novembre 2005 nel prestigioso club dei 100 Borghi più belli d’Italia a Scalea, antico rione medievale. E, all’orizzonte, un mare sconfinato che accarezza spiagge splendenti nella loro bellezza, come quella con lo scoglio di S. Giovanni Cirella.

    Maria Simona Gabriele

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  • Richard Gere super ospite al Magna Graecia Film Festival

    Un fascino senza tempo che sembra non impallidire mai. Ed un talento universalmente riconosciuto nel corso di quasi cinquant’anni di lavoro che anche con questo Premio trova conferma.

    Stiamo parlando di Richard Gere, super ospite d’onore della XIX edizione del Magna Graecia Film Festival – il Festival cinematografico ideato da Gianvito Casadonte e che si è svolto presso il porto di Catanzaro Lido dal 31 luglio al 7 agosto – e premiato nella sera del 5 agosto scorso.

    Più di cinquanta film all’attivo – la maggior parte dei quali successi di incassi, da Pretty Woman (1990) a Ufficiale Gentiluomo (1982), da American Gigolò (1980) al dolcissimo Hachiko Il tuo migliore amico (2009), da Il primo cavaliere (1995) a Se scappi ti sposo (1999), da Autumn in New York (2000) a Chicago (2002), da Unfaithful L’amore infedele (2002) a Shall we dance? (2004), giusto per citarne solo alcuni –  oltre a lavori in teatro e in televisione, il grande attore americano, nato a Filadelfia il 31 agosto 1949, è giunto in Calabria nella mattina del 5 agosto ed è stato accolto alla Cittadella Regionale dalla Vice Presidente Giusi Princi, l’assessore al Turismo Orsomarso ed il Presidente Occhiuto in collegamento on line.

    Vittoria Caiazza

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  • Di carne, dei e macchine. Conversazione con Andrea Leonessa

    Di carne, dei e macchine. Conversazione con Andrea Leonessa

    Andrea Leonessa (Saluzzo, 1989), poeta e videoartista, è autore di tre raccolte di poesia (Postumi dell’organizzazione, Eauthanatoproxy e Autosacramental) e diversi cortometraggi sperimentali (ultimi dei quali Virtual Properties of the Sun, Il Labirinto e The Third Animal Image of God). In passato ha collaborato con svariati progetti di musica harsh-noise, sviluppando anche una performance dal titolo Essere santi è perdere il controller. Collabora come videoartista con diversi artisti e collettivi, tra i quali Criptabasement. È inoltre autore di diversi articoli, per le riviste Deeplay e Ludica, di studi sul videogioco. Collabora, come montatore video, a Glitch, un progetto di analisi e critica videoludica. Attualmente lavora come videomaker presso la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo; è inoltre al lavoro sulla sua quarta raccolta di poesie, Destino Bioma del cosmo. Nel 2021 The Third Animal Image of God è finalista presso il North Film Festival di Stoccolma.

    “L’arte è, per me, l’atto fondativo di una dimensione immaginifica, di un immaginario organico. Utilizzo questo termine con una doppia valenza. Similmente a certo Cronenberg, del quale comunque non sono un grandissimo appassionato, il mio immaginario si fonda proprio attorno al concetto di carne e a quello del digitale, inteso come dimensione informatica e deterministica. Sono sempre stato affascinato dalla body art e, anche, dal body horror, tanto da immaginare ibridazioni non solo fra le forme organiche e quelle inorganiche ma anche fra concetti e organi, superando la relazione dicotomica fra concretezza e astrazione”.

    Fabio Cassano

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  • Ma Giorgia Meloni non deve giustificare nulla

    Secondo me ha torto Ezio Mauro quando, su Repubblica del 12 agosto scorso, scrive che Giorgia Meloni non ha ancora fatto i conti con l’eredità fascista del suo partito. Penso che dopo l’era Fini questo discorso dovrebbe essere definitivamente archiviato. FdI, che è l’ultima evoluzione (involuzione) del MSI, ha già risciacquato i propri panni – una volta per sempre – all’epoca in cui si chiamava Alleanza Nazionale, proprio grazie all’intelligente e rivoluzionaria proposta del delfino di Almirante di tornare a meditare sull’essenza del fascismo. Non importa che il partito abbia ancora nostalgie littoriali, ciò che conta è che ne abbia anche una coscienza critica. Ed è evidente che per fare ammenda del proprio passato ci si debba sempre rifare allo schema finiano, perché la riflessione razionale sulle proprie origini in casa post-fascista l’ha inventata Fini. E davvero non c’è  nulla da aggiungere a quello schema, cosa che Mauro non riesce ad accettare.

    Gianluca Vivacqua

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  • L’alba della XIX legislatura

    Caduto il governo Draghi e indette da Mattarella le elezioni anticipate, è partita la campagna elettorale e quindi la corsa per le qualifiche dei vari partiti in vista del Gran Premio delle Urne del 25 settembre. Esploriamo gli schieramenti.

    Rinunciare al proprio protagonismo? Alla Calenda greca!

    Se Renzi, come è stato detto varie volte, è il figlio che Berlusconi avrebbe voluto avere, probabilmente Calenda è il fratello che a Renzi sarebbe piaciuto. Ai tempi del suo primo gabinetto fu Renzi a consacrare definitivamente Calenda come uomo di governo prima confermandolo nell’incarico di viceministro dello sviluppo economico (incarico a  cui l’aveva chiamato Letta) con una fondamentale aggiunta, la delega al commercio estero, e poi riservandogli la guida di quello stesso ministero. In mezzo, un’esperienza che il premier fiorentino gli cucì su misura sfidando parecchi protocolli: rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue, anticamera del suo mandato come europarlamentare. Da ministro dello Sviluppo economico Calenda rimase anche nel governo che succedette a quello di Renzi, guidato da Gentiloni.

    Uomo vocazionalmente senza partiti e fuori dai partiti, Calenda nel 2018 si accosta a un Pd ancora sostanzialmente renziano. Salvo poi uscirne, qualche tempo dopo lo stesso ex premier, per i medesimi motivi di quest’’ultimo: l’avvicinamento politico del partito al M5S. E approdare alla stessa soluzione: fondare un proprio partito, al centro. Ora Italia Viva, il movimento di Renzi, e Azione (senza ciak), quello di Calenda, si ritrovano nello stesso schieramento elettorale, a sostenere un ritorno di Draghi alla guida dell’esecutivo.

    A essi si affianca in questa intenzione, e sempre al centro, la truppa dei seguaci di Di Maio, Insieme per il Futuro.

    Appare strano però come questo centro dei draghiani sia anche il centro dei protagonisti, di coloro cioè che si sono resi artefici di scissioni e di fuoriuscite eccellenti dai loro partiti per crearsi i propri partiti, e averne la proprietà incontrastata. Renzi, Calenda, Di Maio: tutti aspiranti premier che, però, giurano di voler reinsediare il re che ha appena abdicato.

    5 Stelle declassato

    Ma al centro c’è anche il Movimento 5 Stelle,  e con un orientamento del tutto opposto, cioè anti-draghiano. Il fragile vascelletto nelle mani di Conte non è più l’agguerrito drakar del 2013, che montava come rostro un apriscatole per il Parlamento: e rischia seriamente di non reggere ai marosi delle urne. In fondo il M5S ha avuto l’Italia in mano per ben due legislature, e ora la ruota ha ripreso a girare.

    Gianluca Vivacqua

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  • Lettura e infanzia: un’esperienza linguistica importante

    “Il tempo dedicato alla lettura è prezioso: se ai bambini si fa sperimentare la bellezza, se si fa loro toccare con mano la meraviglia e lo stupore, saranno poi attenti a riconoscerla nel mondo, sapranno cogliere la bellezza delle piccole e grandi cose, della natura dell’arte o dell’intelletto. (Capetti, 2018)”

    Alzi la mano chi ricorda quando, una volta messi a letto e coperti fino al naso, mamma o papà iniziavano a leggere una storia. Ebbene, sicuramente possiamo affermare senza ombra di dubbio che le letture ascoltate nell’infanzia hanno un potere educativo elevato. Ogni libro letto regala profondità e nuovi orizzonti al bambino, consegnandogli una nuova visione del mondo. Attraverso la lettura i bambini, sin dai primi attimi di vita, sperimentano protezione e sicurezza e soprattutto getta le basi per una competenza linguistica di livello. Inoltre, la lettura dall’infanzie rafforza i legami, soprattutto se diventa un vero e proprio rituale: attraverso le storie lette dall’adulto, l’infante entra nel suo mondo, dove esplora le proprie emozioni e rassicurato dal contest familiare.

    La lettura e la competenza linguistica

    Tutto questo non sono solo parole, ma anche le ricerche scientifiche confermano l’importanza della lettura e soprattutto la correlazione tra proprietà lessicale e quantità di parole conosciute dai bambini ai quali sono stati letti molti libri. Secondo uno studio presso la Ohio State University, i bambini piccoli a cui i genitori leggono cinque libri al giorno arrivano alla scuola dell’infanzia dopo aver sentito circa 1,4 milioni di parole in più rispetto a bambini a cui non è stato mai letto un libro. Un solo libro può aiutare: i bambini che leggono un solo libro al giorno sentiranno circa 290.000 parole in più entro i 5 anni rispetto a quelli che non leggono regolarmente libri con un genitore. Ascoltare più vocaboli darà al bambino una predisposizione maggiore a riconoscere le parole stampare e quindi sarà più probabile che sviluppino le abilità di letto-scrittura con maggiore semplicità.

    Il lessico usato e le capacità extra-testuali sono al cardine della ricerca: nella lettura di un libro ci sono sicuramente parole più complesse rispetto alle normali conversazioni e inoltre leggendo con il proprio figlio capiterà di confrontarsi sulle situazioni appena lette, rafforzando così le nuove parole del vocabolario.

    Valentina Biafore

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  • Calcio: torna la Serie A, alla prima record di reti!

    Calcio: torna la Serie A, alla prima record di reti!

    Era ora: 13 agosto 2022, l’attesa è finita, il campionato di Serie A riprende, e torna ad occupare il posto che gli compete di diritto in cima ai pensieri, alle passioni, alle speranze degli italiani-tifosi e di incrollabile fede calcistica. Finalmente il pallone è tornato a rotolare sui prati verdi dei campi di calcio.

    Dal rigore non assegnato al fuorigioco non rilevato, dal fallo da espulsione non sanzionato all’ammonizione non comminata: tutto e ovviamente il contrario di tutto, nella piena consapevolezza che ha ragione solo chi fa goal e che soprattutto la squadra del cuore è sempre la migliore a dispetto di tutte le altre.

    Il campionato si è così aperto con la vittoria delle prime otto classificate dello scorso anno. Non era mai successo da quando esiste il campionato, al debutto quest’anno vincono Milan, Inter, Napoli, Juventus, Lazio, Roma, Fiorentina e Atalanta. Non ci sono state grandi sorprese, e nemmeno pareggi, chi aveva il compito di vincere lo ha onorato. La prima giornata di Serie A ha vincitori e vinti, nessuna X sulla schedina.

    Milan-Udinese 4-2

    Aprono le danze i Campioni d’Italia in carica. Il Milan ospita l’Udinese in un San Siro tutto rossonero. Dopo due minuti i bianconeri vanno in vantaggio con un colpo di testa di Becao, ma la squadra di Pioli si porta sull’1-1 grazie al rigore realizzato da Theo. Rebic ribalta la gara portando i rossoneri in vantaggio, ma nel recupero Masina fa 2-2. Nella ripresa, Brahim segna il gol del 3-2. Rebic completa una gara quasi perfetta realizzando la sua personale doppietta.

    Sampdoria-Atalanta 0-2

    Seguono Sampdoria e Atalanta. I bergamaschi ripartono con i tre punti. A Marassi battono la Sampdoria con un gol per tempo. Nella prima frazione il capitano Toloi sblocca il match con un tocco sotto porta su assist di Pasalic. Nella ripresa raddoppio di Lookman in pieno recupero.

    Francesca Annalisa Lavista

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  • Vento

    Lascio gli oscuri pensieri 

    Un filo d’erba 

    Mi sembrano lievi 

    Disteso a terra

    Ascolta il terreno 

    Non rimane fermo 

    Il vento forte 

    Spalanca le porte 

    Vuole entrare senza esitare 

    Nasconditi, buttati 

    Non avere scrupoli 

    Massimiliano Calzati

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  • Incontro con Lucia Campanella

    Ho avuto occasione di conoscere per caso una giovane scrittrice pugliese, Lucia Campanella, e devo confessare che i suoi libri sono stati per me davvero una piacevole sorpresa. Ben scritti, delicati e al tempo stesso profondi, dalla robusta architettura storica a sostenerne la trama e caratterizzati  dalla presenza di personaggi incisivi e ben delineati.

    Nata a Foggia nel 1976 e laureatasi a Bari in Lettere moderne e Scienze storiche e sociali, oggi Lucia è insegnante nelle scuole secondarie di primo grado e segue con costanza e successo la sua passione per la scrittura.

    Il suo primo romanzo, La strada madre, esce nel  2019 in prima edizione, successivamente viene ripubblicato da Idea Press con il titolo di Sulla strada madre e in versione inglese On the  Mother Road. Il libro si svolge negli Stati Uniti degli anni Trenta e narra la storia di uno scrittore, Oliver, e di una giovane donna, Eveline, i cui destini s’intrecciano d’improvviso.

    Il secondo romanzo riconferma il suo talento, si tratta di Un cielo perfetto edito da PAV nel 2021. Narra la storia di tre donne, Lina, sua figlia Anita e la giovane Jane, le cui vicende personali ruotano intorno al mistero di un sommergibile affondato nel corso della Seconda Guerra Mondiale davanti le coste italiane.

    Lucia, che trae ispirazione dalle sue passioni per i viaggi, i libri e la musica e riesce a creare con abilità personaggi e trame che si dipanano attraverso vicende reali in contesti storici precisi e rigidamente ricreati nei libri, ha con squisita gentilezza accettato di farsi intervistare e di raccontarci il suo cammino passato e anche quelli che sono i suoi progetti futuri.

    • Lucia, per prima cosa ti ringrazio per avere acconsentito a questa nostra “chiacchierata”. Mi ha fatto piacere scoprire i tuoi libri, di cui ho letto recensioni veramente entusiastiche. In particolar modo ho apprezzato la trama di Un cielo perfetto, ma è un mio pensiero personale dovuto ad una mia particolare propensione per un determinato tipo di “romanzo storico”, nel quale, permettimi di dirlo subito, tu sei davvero brava. Prima, però, di passare ai tuoi romanzi, mi piacerebbe sapere come nasce un tuo libro, qual è la scintilla che dà il via ad una tua storia dietro la quale, mi piace sottolinearlo, c’è un’ottima ricostruzione storica.

    Vittoria, grazie di cuore per la tua attenzione. Sì, dedicarsi a un romanzo storico richiede un grande sforzo di ricerca. Sono venuta a conoscenza di questa triste vicenda durante una vacanza con la mia famiglia a Santa Maria di Castellabate. Nei pressi dell’isolotto di Licosa ho scoperto una lapide commemorativa che ricordava appunto l’affondamento del sommergibile Velella nel 1943 a poche ore dalla notizia dell’armistizio. Il sottomarino fu affondato dagli angloamericani, una tragedia che, come tutte quelle che accadono durante le guerre, si poteva evitare. Il relitto è stato individuato da alcuni pescatori negli anni Settanta. Quei luoghi sono splendidi e mi hanno ispirato questa storia, in cui sono mescolati fatti reali e inventati.

    Vittoria Caiazza

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    Lucia Campanella firma le copie del suo libro
  • Elvis, leggenda e rivoluzione

    Per capire la rivoluzione sessuale e culturale che arrivò grazie a Elvis, bisogna scavare nelle sue radici blues.  Tupelo, sul Delta del Missisippi ,da sempre era una delle capitali della musica del diavolo. B.B King, W.C. Handy, Robert Johnson,Muddy Waters:  la cittadina era un  crossover  di anime e culture, dove risuonavano canti afro e spirituals . Nel grembo della chiesa , tra i suoi riti e le sue celebrazioni, è nato il mito del blues. La domenica  a messa ci si poteva imbattere in  esibizioni di miti come Sister Rosetta Tharpe, Aretha Franklin o Big Mama Thorton. Elvis fu, per antonomasia, colui che unì stili e generi diversi. Muddy Waters diceva che tutto derivava dal blues: Elvis fu uno dei suoi tanti grandi frutti. Un predestinato sulla scia del successo mondiale, capace di unire country, r’n’b e blues. Era folle Elvis, una stella oscura, su cui vegliava Jessie, il fratello gemello morto alla nascita. A soli 22 anni, nel 1955, ottiene un contratto dalla Sun Records. L’anno miliare della nascita del rock’n’roll. That’s all rights Mama, il primo successo discografico e radiofonico. Nei primi anni arrivano le cover dei grandi del blues, Hound Dog e Blue Suede Shoes. Di quel giovanotto di Tupelo parlano in tutta America. Ma una rivoluzione era pronta a stravolgere la cultura americana. Elvis capì che nelle movenze, nell’ancheggiare, nella sessualità, risiedeva e bruciava il sacro fuoco. Era una rivoluzione dentro una cultura ancora perbenista e bacchettona, oltre che segregazionista e razziale. Nelle chiese iniziarono a definire quella musica e suoi seguaci “figli del diavolo”. Elvis era provocatorio, irriverente, un animale da palcoscenico. Le ragazze ardevano per le sue movenze. La femminilità iniziava a liberare le sue catene e le  teenager iniziavano ad avere il coraggio di  affrontare i pregiudizi.

    Sergio Cimmino

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