Come ogni anno la prima giornata d serie A, giocata in piena estate, ha fatto registrare alcuni risultati inaspettati che non devono però assolutamente meravigliare i tifosi.
Gli ex campioni d’Italia del Napoli, all’alba dell’anno del rilancio dopo il decimo posto e i tre allenatori della scorsa stagione, hanno perso nettamente 3 a 0 a Verona dove esordiva in panchina il nuovo tecnico Zanetti.
Non è bastato l’avvento di Antonio Conte sulla panchina del Napoli: il tecnico salentino alla vigilia aveva messo le mani avanti manifestando un certo disappunto circa la vicenda Osimhen, fuori rosa perché in vendita.
È nata ‘mmiez’o mare, cantavano il poeta e pittore Salvator Rosa e il suo collega Di Giacomo. Napoli Capitale, di amore e speranza; ne è emblema il suo Lazzaro Felice. E come un desiderio di amore e di speranza, fugace ma forte, la ritraeva in “Voglio ‘o mare”, quel Pino Daniele che ne seppe narrare l’anima più popolare: l’azzurro di un popolo che “cammina ca vocca salata”, capace di specchiarsi nelle sue acque e di scorgervi percorsi di vita interiori. Sono strade che, a fianco alla riva, incrociano sirene e dubbi, paure e rinascite. Di esse canta, con la sua sensibilità introspettiva, Luigi Esposito, pianista e compositore leggiadro e virtuoso.
Auspice ma non aruspice. Della situazione mediorientale il governo non riesce a elaborare un’analisi previsionale di medio-breve periodo che possa consentirle di avanzare un’autorevole proposta negoziale e può perciò solo limitarsi ad auguri speranzosi. Si sta come in un’estate roventissima le foglie su una palma di Doha. Nella capitale qatariota i costruttori di pace sono, con i padroni di casa, Egitto e Usa: manca l’Ue e naturalmente il Belpaese. Alla terzietà quasi papale che Meloni proclama nei confronti del conflitto Israele-Hamas (già allargatosi al Libano e ad Hezbollah e assai prossimo ad allargarsi alla casamadre della milizia) fa da contrasto l’atteggiamento sempre più risolutamente pro Ucraina (e in definitiva atlantista) sul versante della guerra in Ucraina. Il ministro Crosetto ha definito sé e il gabinetto di cui fa parte “veri amici di Kiev”. Filo-ucraismo (coniamo questo termine analogia a filo-medismo) e filo-kievismo sono due sinonimi? Volendo andare a caccia di sottigliezze da pedanti, il filo-ucraismo potrebbe essere l’atteggiamento atlantista ortodosso, l’appoggio a Kiev come allineamento alle direttive NATO.
«Il mio dovere è indagare». Mr. TNT prese un ultimo appunto, si avviò. Invece di usare i tuk-tuk, come faceva la gente del posto, si fece dare un passaggio da un autocarro dello USMC. «O meglio, più che indagare, il mio dovere è vendicarmi». In breve, arrivò nelle campagne intorno a Saigon e vide drappelli di marines che marciavano dappertutto.
«Non ho ben capito cosa ci fa qui, mister UK» gli si rivolse l’autiere.
«Meglio che tu non lo sappia» sorrise Mr. TNT.
Quel tipo strinse il volante come a volerlo strappare e poi picchiarlo in testa a Mr. TNT. «Siamo arrivati». Inchiodò.
Mr. TNT non si offese perché l’americano si era arrabbiato. Lui era abituato a quelle reazioni. Scese stringendo l’M16A1 e si unì al plotone del genio artificieri che lo aspettava. «Muoviamoci».
I soldati sembrarono in imbarazzo, il tenente lo guardò in tralice:
Il Senioritygate è stato meno televisivo del Watergate. A Biden già sberlinato in tutte le salse la scelta di “cinguettare” su X il ritiro dalle elezioni presidenziali ha risparmiato almeno lo spettacolo di un sudore alla Nixon (ma probabilmente sarebbe stato il meno).
“Miei concittadini, negli ultimi tre anni e mezzo abbiamo fatto grandi progressi come nazione. Oggi, l’America ha l’economia più forte del mondo. Abbiamo fatto investimenti storici nella ricostruzione della nostra nazione, nella riduzione dei costi dei farmaci da prescrizione per gli anziani e nell’espansione dell’assistenza sanitaria a prezzi accessibili a un numero record di americani. Abbiamo fornito cure assolutamente necessarie a un milione di veterani esposti a sostanze tossiche. Abbiamo approvato la prima legge sulla sicurezza delle armi in 30 anni. Nominato la prima donna afroamericana alla Corte Suprema. E approvato la legislazione sul clima più significativa nella storia del mondo. L’America non è mai stata in una posizione migliore di oggi. Insieme, abbiamosuperato una pandemia e la peggiore crisi economica dalla Grande Depressione.”
Rinuncio alla possibilità di conquistare un secondo mandato – sembra voler dire Biden – ma permettetemi quantomeno di riepilogare quanto di straordinario sono riuscito a fare per voi americani e per il mondo intero nell’arco del primo. Con un adeguato training teatrale, chissà, forse l’anziano presidente uscente, accettando di leggere questo piccolo monumentum Ancyranum davanti alle telecamere, avrebbe anche potuto far ricredere molti ex elettori. Ê vero: si riprometteva di dare appuntamento agli americani, patefacto vultu, qualche giorno dopo quel tweet (datato 21 luglio), ma lo scoglio della prima reazione alla notizia, quello proprio non se lo sentiva di affrontarlo davanti agli occhi di tutti.
Nella città di Bologna vive un’autrice di genere che è nota a chi frequenta i premi Mondadori: si tratta di Scilla Bonfiglioli. Vincitrice di numerosi concorsi: tra gli altri il Premio Altieri, il GialloLuna Nero Notte e per tre volte consecutive il Prem io Writers Magazine Italia. Una fuoriclasse! Anche se Scilla ha pubblicato conb Fazi Editore un libro che nulla ha a che vedere con lo spionaggio, si può dire che lei è una rappresentante dello spionaggio italiano. Al femminile.
Scilla, parlami della tua attività di scrittrice parallela a quella di attrice teatrale.
Sono davvero onorata di essere su queste pagine, grazie! Questa prima domanda è davvero interessante, perché effettivamente il mio percorso teatrale e quello letterario sono stati molto intrecciati tra di loro e di certo il primo ha influenzato il secondo.Ho iniziato a lavorare in teatro a vent’anni, dopo essere stata tra i soci fondatori dell’associazione culturale e compagnia “I Servi dell’Arte”.
È in quella fragile vulnerabilità che si riconosce, ancora una volta -e chiara, la voce di Marina Cvetaeva. Nella raccolta di lettere nei (suoi) DESERTI LUOGHI c’è tutto il dramma dell’esistenza della poetessa, della donna madre e moglie. La vita travagliata segna il suo passaggio doloroso. Tutto è lacerante. Acre. Tutto appare dismesso. Le sue lettere portano con la loro poetessa e madre il dolore e i solchi della quotidianità stritolata nelle, e dalle, ristrettezze continue di una vita che si svuota della sua medesima esistenza quasi abbandonata a sé stessa da quella terra che la fa sentire estranea e sola, e dimenticata. Scrive a Pasternak di non sentire più di vivere in “nessun luogo”. I suoi sono luoghi deserti. Deserti luoghi.
Non sempre la storia del cinema si fa a suon di titoli e nomi illustri; dallo star system alla teoria dell’autore, ogni avventura del raccontare per immagini mobili ha sempre gravato anche sulle spalle di figure silenziose e in ombra, autori dalla vena personalissima e insieme al servizio di un cambiamento di cui spesso hanno dovuto passare ad altri il testimone.
La carriera di Robert Towne, sceneggiatore e regista, sembra essersi consumata in gran parte nel silenzio privo di fanfare di un mestiere umile, chino su quei copioni che sono un po’ testo poetico, un po’ drammaturgia, un po’ manuale del film che sarà o forse no. Eppure è difficile scansare l’importanza di una figura come Towne nella tumultuosa evoluzione di Hollywood, la dirompente carica innovativa di una scrittura esistenziale, affilata, crudele e umana insieme di un autore la cui visione trascende il prodotto finito che l’oggetto-film.
Si è tenuta lo scorso 4 luglio la serata conclusiva della LXVIII edizione del Premio Strega, che quest’anno ha visto quale vincitrice la scrittrice abruzzese Donatella Di Pietrantonio con L’età fragile (Einaudi).
Con 248 voti la scrittrice, già autrice del bellissimo romanzo L’Arminuta (Einaudi, 2017), da cui è stato tratto anche un film, si è imposta sugli altri finalisti: Dario Voltolini con Invernale (La nave di Teseo) che ha ottenuto 243 voti, Chiara Valerio con Chi dice e chi tace (Sellerio) che ha ottenuto 213 voti, Paolo Di Paolo con Romanzo senza umani (Feltrinelli) che ha ottenuto 195 voti, Raffaella Romagnolo con Aggiustare l’universo (Mondadori) che ha ottenuto 193 voti e Tommaso Giartosio con Autobiogrammatica (Minimum fax) che ha ottenuto 126 voti.
Donatella Di Pietrantonio, classe 1962, non è nuova ai premi più prestigiosi del panorama letterario italiano, proprio con L’Arminuta aveva vinto nel 2017 il Premio Campiello e precedentemente, nel 2014, il Premio Brancati con Bella mia, ambientato a L’Aquila ed incentrato sul tema del terremoto del 2009.
L’età fragile, uscito nel novembre 2023 per Einaudi, è ambientato sempre in Abruzzo e si ispira ad un evento di cronaca nera, il Delitto del Morrone, un delitto da molti accostato, per la brutalità che lo ha contraddistinto al Massacro del Circeo.
“Gli uomini hanno il dono della parola non per nascondere i pensieri ma per nascondere il fatto che non li hanno.” Riflessione che non lascia equivoci quella di Søren Kierkegaard, filosofo esistenzialista danese. Molto attuale: pensiamo al bombardamento di comunicazioni a cui siamo sottoposti ogni giorno, ogni minuto. Opinionisti, influencer, blog travel e chi più ne ha più ne metta; tonnellate di storie, immagini, dati che svaniscono nel giro di 24 ore: ormai quasi più nulla desta davvero la nostra curiosità. E poi cosa c’è di vero, quanto davvero comunichiamo? Spesso sentiamo parlare di come sia cambiata la comunicazione negli ultimi anni. Velocissima, immediata; frenetica, sovrabbondante: e se è vero che possiamo ricevere notizie in tempo reale, lo è altrettanto che siamo assuefatti a una rete che ci bombarda senza aprirci i veri canali della conoscenza e del dialogo.